martedì 16 gennaio 2018

Pensieri di una ritardataria


Ci sono persone che arrivano sempre in orario agli appuntamenti. O quelli che amano presentarsi sul luogo di lavoro, dieci minuti prima del previsto. Altri ancora sono talmente puntuali da far concorrenza al celeberrimo orologio svizzero.

E poi ci siamo noi, i ritardatari cronici. Possiamo essere fastidiosi, me ne rendo conto, ma ci dividiamo in due macrocategorie, ben distinte. Ci sono infatti quelli di noi che vivono in uno spazio temporale loro: non importa a che ora ci si debba presentare in un luogo. Sono in grado di arrivare con mezz'ora di ritardo, senza battere ciglio. Non un ombra di preoccupazione, traspare dai loro occhietti vispi: semplicemente non se ne sono resi conto. Questo può fare arrabbiare non poco gli amici, e infuriare i titolari che spesso sanzaionano i ritardatari, anche se  serve a poco.

credits: ©[ulleo] via Canva.com


Io fortunatamente non sono tra questi iper-ritardatari: mi unisco all'altra macrocategoria, ovvero quella di chi arriva sì tardi, ma di qualche minuto. Sono infatti passati i tempi in cui le amiche o il fidanzato (ora marito) dovevano aspettarmi a lungo. Ora incamero al massimo i famosi 5 minuti, che rendono la mia presenza meno odiosa. Tuttavia questo si ripercuote sul lavoro: arrivo trafelata, e mi sento colpevole come se avessi investito un gatto.
Le scuse non le provo nemmeno più, perchè so di essere in errore, anche se spesso mi bloccano veramente i lavori in corso. Ma non posso affibiare questa mia abitudine a poveri operai che stanno rifacendo il manto stradale....

Io infatti a volte, gestisco in maniera superficiale il mio tempo. Non è che non ne abbia, ma credo sempre di averne in più. Mi alzo presto? Benissimo, dopo il workout , perchè non preparare qualcosa per il pranzo? Non lavare i bagni, non pubblicare foto su instagram, non provare quel difficoltoso make up visto la sera prima su youtube? Tanto ho tempo.
Ed è lì che mi frego: c'è un piccolo lasco temporale in cui passo dall'essere in  orario, al catastrofico ritardo, spesso senza renderme conto.
La cosa peggiore, è che nella stragrande maggioranza dei casi, le persone ci reputano pigri, dormiglioni, nulla facenti. Non so per gli altri "colleghi" , ma per me, non c'è nulla di più lontano dal vero.

Il mio obbiettivo è quello di non finire più ad agitarmi quando non sono puntuale, ma non so come fare: qualcuno mi da un consiglio? Non nel come gestire l'ansia, ma sul come essere almeno in orario. Prima di sera eh, se no arrivo tardi.

2 commenti:

  1. ahahah bel tema hai scelto Sabry! Penso di essere una delle poche che arriva sempre in anticipo di 15/20 min. "Se ritardo è perchè sono morto", recitava la battuta di un film :-)
    Il mio trucco? Calcolare i tempi con moooolto margine, partendo dall'orario dell'appuntamento e andando a ritroso (retrotiming lo chiamano in agenzia). Per me è un'operazione automatica ormai, abitudine di vita e di lavoro, ma ho anche il vantaggio di non avere problemi la mattina a svegliarmi e di non essere un tipo pigro, e questo fa metà dell'opera in effetti.
    Detto questo, tutti quelli che mi circondano (TUTTI!!!) sono sempre in ritardo...il mio fidanzato mi fa sempre arrivare tardi anche di un'ora e il che mi fa innervosire molto, e' l'inizio di molte liti e di lunghissime attese, pronta sulla porta ad uscire. Chiudo a tal proposito con un'altra citazione di S.Benni che mi pare faccia al caso mio: "La vita del puntuale è un inferno di solitudini immeritate". Insomma, ritardatari, siate più rispettosi del tempo del prossimo, vale quanto il vostro!
    Grazie a Sabrina per questo post, ciao!

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    1. Raffaella, grazie del commento e della condivisione del tuo metodo infallibile. Come non dare ragione a Benni...le persone puntuali rimangono spesso sole ad aspettare!

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Grazie per il tuo contributo!