martedì 21 novembre 2017

The Place, una recensione


La settimana scorsa, dopo tempo immemore, sono stata al cinema. Ultimamente devo dire che diserto le sale cinematografiche, un po' perchè non erano usciti film che mi interessano particolarmente, un po' perchè comunque i prezzi dei biglietti, sono sempre più alti.

"The Place", l'ho però notato subito dal trailer. Un film corale, con una decina di attori italiani piuttosto famosi. Il regista Paolo Genovese, dopo il successo di "Perfetti sconosciuti" (che io non ho visto, probabilmente sbagliandomi), ha avuto l'idea per questo film dalla serie statunitense "The Booth and the End", e devo dire che la pellicola ha  in effetti un' aria un po' internazionale. Il bar dove si svolge l'intera storia, sembra una di quelle tavole calde americane, che siamo abituati a vedere nei film, affollate di giorno e poco frequentate la sera. Valerio Mastandrea, interpreta un misterioso uomo, che in cambio della realizzazione di un desiderio, chiede a otto personaggi di portare a termine un compito. Questa missione, assegnata dopo aver consultato un'agenda dove l'uomo prende appunti può essere terribile, oppure apparentemente semplice, ma in quasi tutti i casi, assurda. Non voglio spoilerare, quindi non vi dirò altro.

La locandina del film credits: www.urbanpost.it

Gli attori mi sono piaciuti molto, da Sabrina Ferilli, che interpreta la barista del bar "The Place", al meccanico Rocco Pappaleo, il personaggio che secondo me subisce il cambiamento più significativo durante il film. Ma potrei menzionarli davvero tutti, perchè secondo me, sono stati veramente tutti nella parte. Credo che la storia potrebbe benissimo prestarsi per uno spettacolo teatrale, ed in quel caso, andrò sicuramente a vederlo. L'unico appunto può essere il fatto che il film si svolge solamente in un luogo, cosa che a me non ha dato fastidio, ma che a mio marito ad esempio non è piaciuto.

"The Place" è comunque una pellicola che ci costringe a porci delle domande, pur non essendo tragica. Cosa saremmo disposti a fare, per salvare un nostro caro da una malattia degenerativa? Fin dove ci spingeremmo, per rimediare agli errori passati? Nel quotidiano siamo spesso di fronte a delle scelte, ma  queste non ci procurano gravi danni, o cambiano radicalmente situazioni spiacevoli. Ma quando ci troviamo in apparente balia del fato, lo siamo veramente, o possiamo cambiare il nostro destino? E di quante persone non ci importerebbe nulla e del loro dolore, se danneggiandole vedessimo realizzato il nostro più grande desiderio?

 Chi e' l'uomo interpretato da Mastandrea? La mia idea l'ho maturata, vorrei sapere la vostra, quando vedrete "The Place", un film molto bello, che consiglio.

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