mercoledì 23 marzo 2016

Erasmus e vita


La notizia della morte di alcune studentesse in Erasmus, ha reso triste la prima domenica di primavera. L'incidente avvenuto verso le sei di mattina, dopo una serata di festa  a Valencia, per assistere ai fuochi d'artificio di Las Fallas, ha sconvolto per la morte di 13 ragazze, alcune italiane.

Oltre al dolore che possono provare i familiari e alla tristezza di fondo che tocca noi tutti, c'è da fare qualche riflessione su quello che avverrà. Sembra infatti che tutti i 57 ragazzi coinvolti nell'incidente, che ha visto il bus ribaltarsi, pare per un errore umano, siano tutti partecipanti al programma Erasmus. Riflettevo perciò sul fatto, che quella che è un'importante esperienza e opportunità per gli studenti universitari, verrà menzionata, da ora in avanti proprio per un fatto tragico.

Purtroppo credo che sentirò affermazioni del tipo -"Ecco, vedi cosa succede? Se se ne stavano a casa, in Italia, forse ora stavano meglio"- oppure -"Io mia figlia non ce la manderei"-. Se vi sembra impossibile che commenti di questo tipo, arrivino alle mie orecchie, spiegatemi una cosa: sono io che vivo attorniata da un microcosmo strano (per non dir di peggio), o voi che siete fortunati a non sentire tali affermazioni?

credits: www.edilio.com


Ebbene, mi rivolgo a coloro che potrebbero anche solo pensare una cosa come questa. Sono quelli che ti avvertono ad ogni viaggio, che il tuo aereo potrebbe cadere, o che se vai per conto tuo, sei spericolato. Stare nel calduccio della propria casa, è una scelta, condivisibile o meno, come quella di preparare uno zaino ed andare. L'Erasmus, è anch'esso una decisione presa: a volte all'inizio del percorso universitario, altre volte in corso d'opera. C'è chi sceglie di non parteciparvi, per laurearsi nei tempi, oppure per altri motivi: come sapete questo blog non è nato per giudicare le scelte altrui.

Tuttavia c'è da dire che l'Erasmus è un modo per affacciarsi al mondo: studi all'estero, continui a dare esami (se la prendi seriamente), conosci persone di altre nazionalità, a volte impari la lingua del paese che ti ospita. Con il mercato del lavoro ancora piuttosto stagnante, è giusto pensare di guardarsi intorno e cercare di accumulare anche esperienze all'estero. Avere voglia di esplorare e buttarsi a capofitta nella vita, è una cosa tipicamente giovanile, e non fate finta, di non ricordarvelo.

Per quanto la notizia della morte di queste ragazze, mi renda triste,  non credo che nessuna di loro non sarebbe mai partita. E non è l'Erasmus ad averle portate via, ma un incidente. Poteva accadere anche nelle loro città di origine, potrebbe accadere sempre: anche tra le mura domestiche. Vi prego quindi, non ricordiamole con frasi che di speranza non ne hanno neanche un po. Noi siamo ancora qui, e la cosa migliore da fare è continuare a viaggiare, conoscere, imparare. Noi possiamo ancora farlo, in memoria di queste giovani vite spezzate.

2 commenti:

  1. Piuttosto pensiamo a come mai uno a 63 anni sia ancora costretto a spaccarsi il culo di notte al volante di una corriera! magari lui ci sarebbe stato volentieri, a casa in pantofole...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho letto delle tesi di complotto. L'avrebbe fatto di proposito. Insomma, quando c'è da sparlare e dare giudizi, certa gente è in prima fila.

      Elimina

Grazie per il tuo contributo!