venerdì 20 ottobre 2017

#quellavoltache. Per riflettere su Weinstein (e non solo)


Harvey Weinstein il produttore statunitense, uno dei più ricchi e potenti di Hollywood, è ormai caduto in disgrazia. Richia il carcere per aver abusato di diverse donne, nel corso della sua lunga carriera.

Tra le prime a raccontare la violenza perpretatagli, l'italiana Asia Argento, che ha poi subito un processo mediatico durissimo. In primis dall'italica stampa, che non ha lesinato titoli offensivi ed allusivi con tanto di foto infelici sul set di alcuni film della donna. Giornalisti ed opinionisti inoltre si sono dimostrati pronti ad instaurare dubbi, sulla veridicità del racconto. Tanti italiani e italiane  l'hanno martirizzata consecutivamente sui social, forse perchè l'attrice non brilla in simpatia.
Purtroppo, alcune sue dichiarazioni potevano essere fraintese: quello che successe negli anni dopo l'abuso,non era chiaro. L'attrice ha tuttavia smentito il fatto che con il produttore abbia avuto una relazione, dopo la violenza subita. Personalmante le credo, e se anche nel corso del tempo il modo di relazionarsi con Weinstein da parte dell'Argento, fosse cambiato , un abuso subito non può essere cancellato. 

Il noto produttore cinematografico sembrerebbe essere un predatore sessuale seriale, e moltissime attrici si sono fatte avanti per raccontare il suo modus operandi. Perchè proprio ora, e solo contro di lui? Il vento ad Hollywood è cambiato, o a qualcuno fa comodo togliere di mezzo questo pezzo grosso? Oppure finalmente, Weinstein non riesce più ad insabbiare i suoi crimini, pagando e minacciando anche la stampa statunitense?  Qualunque sia la risposta a questa domanda, io credo che una persona del genere, che abusa delle donne da anni, debba essere fermato e incarcerato.

La cosa che più dispiace è che le vittime siano finite un po' tutte nel tritacarne mediatico. Sono attrici ben pagate, belle e con vite apparentemente perfette. Questo però non giustifica il fatto che non possano denunciare una violenza o  un'aggressione, da parte di un maniaco sessuale. Molte di loro erano inoltre giovanissime all'epoca dei fatti, e spesso una vittima non riesce a sottrarsi in tempo ad un abuso, sentendosi poi in colpa e non parlandone più. In un ambiente dove pare, tutti sapessero e nessuno muoveva un dito per fermare il potentissimo produttore.



Tra tutta questa bruttura però, qualcosa che ci fa sperare c'è.  L'hashtag #quellavoltache, lanciato su twitter dalla scrittrice Giulia Blasi . Ovviamente quello che ne emerge non è di per sè, qualcosa di bello, anzi. In Italia, sul lavoro e nella vita privata, migliaia di donne comuni vengono molestate con battute sconce e con avances non gradite. Alcuni uomini allungano le mani, altri arrivano alla violenza vera e propria. Si parla di stupro, di stalking e questo è quello che è successo a tantissime italiane. Ma la cosa che personalmente mi fa sperare, è vedere che molte vittime hanno il coraggio di scriverne, per confrontarsi con altre compagne di sventura. Alcune volte anche, dopo aver denunciato e non aver ottenuto comunque giustizia.

Tutto quello che è uscito da un orrido vaso di Pandora, spero faccia ragionare non solo il cittadino comune, ma anche le istituzioni. In modo che non ci siano più pubblci ufficali ad esempio, che  chiedano  alla vittima cosa indossasse al momento della violenza. Spero inoltre che la voglia di giudicare un'attrice che si è esposta enormemente, passi perchè è Weinstein il colpevole.

Mi auguro che tutte le donne dimostrino un pò di solidarietà ed empatia per una loro simile. Auspico un futuro dove frasi allusive sul come una collega abbia fatto carriera, in modi poco puliti, non vengano più pronunciate. Spero tanto che i molti uomini per bene, che non  mortificano le donne, con battute stupide o comportamenti degradenti, possano aiutarci a creare ambienti di lavoro sani. Insegnamo ai nostri bambini e alle nostre figlie il rispetto, e cerchiamo di crescere una generazione che non debba sopportare più, tutto questo schifo.

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