domenica 31 gennaio 2016

Tre antisocial


Adoro i social network e capita che li usi anche più volte al giorno, magari quando ho un attimo di tempo. Ormai sono importantissimi: pensate alle campagne promozionali fatte su facebook,  che molti brand usano per acquisire clienti. Ma anche a tutte le volte che colti da una strabordante felicità, l' avete fatto sapere al mondo, tramite facebook. O l'emozione provata quando quella twitter-star, vi ha menzionato in uno dei suoi cinguettii.


credits: www.algoritma.it

Tuttavia il condividere, lo scrivere status o il dare un'occhiata ai post altrui, può riservare anche qualche sorpresa, non sempre positiva. Sul web abbondano gli articoli su come non usare i social, e sull'utente da evitare (vi consiglio di leggere cosa ha scritto Valeria di Gynepraio in merito).
Ho pensato perciò di parlarvi dei tre utenti che preferirei evitare su facebook, ma che mi ritrovo inevitabilmente  tra i piedi. Purtroppo. Li considero inesorabilmente antisocial


  • L'ermetico: se non capite nulla di quello che scrive, non fatevene un problema. Lui ragiona così: scrive per se stesso (su un social, mi pare una scelta azzeccata eh!), e gli altri devono comunque comprenderlo anche se non c'è una grande possibilità. Così un post sul sole che splende, diventa "una luce invadente in cucina", una lite con un'amico può trasformarsi in post  sul significato della vita. Di merda, di solito. 



  • L'arrabbiato unbrave: questa categoria la ritengo insopportabile. Sono quelli che non parlano con i diretti interessati, se hanno qualche screzio. No, loro scrivono post lunghissimi, spesso molto cattivi, pensando che quella determinata persona legga, e si renda conto della mancanza fatta nei loro confronti. Sarebbe tanto bello se l'arrabbiato poco coraggioso usasse anche apparecchi meno tecnologici del pc, come ad esempio il caro vecchio telefono, per parlare con un amico e chiarire la situazione.



  • Il premonitore: spesso mi capita di essere taggata con gli amici a qualche aperitivo o festa. L'appartenente a questa categoria, passa svariati minuti a controllare la timeline, per poi poter abbozzare discorsi con i propri contatti, precedendoli. Si iniziano così fruttuose conversazioni sul cocktail numero tre, su quanti bicchieri di prosecco ci si scola la domenica sera, anche se magari c'è tutto il pomeriggio da raccontare. Il premonitore sa già tutto e spesso questo spegne la voglia di andare al di là della semplice chiacchiera di circostanza.


E voi cari lettori, quale categoria trovate più fastidiosa? Sono curiosa di saperlo!

giovedì 28 gennaio 2016

Di statue coperte e risate


Tutto si può dire di noi italiani, ma di certo nessuno può affermare che non ci piaccia far ridere. Pensate: siamo il paese del sole, di Totò e del buon vivere. Possiamo accettare la corruzione, la burocrazia, i ritardi cronici, ma la prendiamo spesso sul ridere.

Anche questa volta è andata così. Insomma, come giustificare un atto tanto assurdo? Perchè dopo il funerale show del boss dei Casamonica, era passato un po di tempo, senza far ridere l'unione europea e il mondo intero, non trovate?

Così, all'indomani della conferenza stampa del presidente Rouhani e del premier italiano Renzi, si è sparsa la voce, con tanto di foto a documentare l'accaduto, di un fatto divertentissimo. Noi italiani, con tutto il nostro patrimonio artistico, che ci invidia da secoli, il mondo intero, copriamo le statue nude dei Musei Capitolini, pare per non offendere l'ospite iraniano.
Ci sarebbe da parlare del fatto che nessun nuovo corso, può iniziare, se trattiamo ancora Rouhani in questo modo. Ma soffermiamoci sul perchè tale scempio è stato computo: eccesso di zelo? Ospitalità a livelli quasi servili? Io credo che la verità sia un'altra:

"L'’incontro a Roma tra Rouhani e Renzi è stato molto importante per la conclusione di alcuni accordi economici, di nuovo possibili dopo la rimozione delle sanzioni legate al nucleare iraniano. Italia e Iran hanno firmato 13 memorandum per un valore di contratti pari a circa 17 miliardi di euro. Dell’interesse delle aziende italiane per il mercato iraniano si parla da tempo, e anche prima della rimozione delle sanzioni l’Italia era uno dei paesi europei più coinvolti nell’economia iraniana"
Fonte: www.ilpost.it


Insomma la questione sarebbe economica: noi non offendiamo in nessun modo la tua cultura, tu firmi un trattato che ci farà guadagnare, entrambi. Perchè è qui che vorrei soffermarmi: noi italiani pensiamo sempre di avere bisogno degli altri, di dover qualcosa a qualcuno. Ma i benefici economici dopo un embargo di anni, non sono reciproci? E soprattutto, perchè vergognarsi di ciò che si è? Cos' hanno di tanto scandaloso quelle opere d'arte?

La statue di Venere, una di quelle coperte. credits: www.romatoday.it


Ad ogni modo, ora si pensa già a come divertite ancora il mondo intero. Se Palazzo Chigi ha avviato un' indagine interna, per capire da chi sia partita questa fantastica idea, nessuno si sta prendendo la responsabilità dell'accaduto. Nessun ministro, nessuna ambasciata, nessun ufficio stampa che dichiari -"Ok abbiamo fatto una cavolata". Tutti che non c'erano e se c'erano, dormivano.
E via le risate..amare.


venerdì 22 gennaio 2016

Not a morning person


Secondo uno studio accuratamente fatto da...me, il mondo si divide in due grandi categorie: le morning person, e le not morning person. Italianizzando, le persone mattiniere e quelle che non lo sono.

Io appartengo alla seconda categoria ça va sans dire. Per me è difficilissimo alzarmi dal letto alla mattina, se non devo timbrare il cartellino ( e anche in quel caso la lotta è impari).
In questi giorni sono stata in ferie, e pur avendo tantissimo tempo a disposizione, mi è capitato di programmare impegni (e che impegni: le pulizie di casa), alle prime ore del mattino.
Disgraziatamente rimanendo a letto. Fino alle dieci.

credits:www.playbuzz.com


Non posso proprio immaginare quale sommo gaudio provano le "morning person", quando si alzano felici, si preparano favolose colazioni da instagrammare, e vanno (orrore) a correre. Io trovo difficilissimo uscire dal pigiama, figuriamoci affrontare il mondo.
Ho avuto a che fare più volte con queste persone, e mi sono sempre chiesta quale sia il loro segreto. Io che non riesco nemmeno a prendere la scopa in mano per tirar su le briciole in cucina, mentre loro sono alle prime ore del giorno,totalmente spumeggianti.

Le prime luci dell'alba possono essere buone per il lavoro, per lo sport e anche per prendersi un pò di tempo per se, e secondo alcuni studi, alzarsi presto farebbe bene alla salute. Ma io sono un gufo e difficilmente riuscirò a cambiare la mia natura, anche se qualcuno c'è riuscito e anche piuttosto bene a suo dire.
Il problema è che dopo una certa ora, la sera, è come se mi volessi prendere ancora del tempo. Dopo le 22.00, mi piace leggere, scrivere, guardare qualcosa di interessante alla tv. Mi sento più attiva che il mattino. Sono proprio quelle ore, che mi sembra di rubare al tempo, le più produttive per me. E non importa se la mia colazione sarà tutt'altro che instagrammabile.

Il fatto è che potremmo tutti vivere felici, gufi o morning person, solo che a quelli come noi, risulta quasi irritante il buonumore all'alba. Insomma, come si fa ad essere felici, prima delle 10.00 di mattino? E soprattutto, perchè ci si deve parlare prima di quell'ora? Per quieto vivere noi gufi interagiamo la mattina, ma sappiate che non saremmo mai al massimo della nostra bellezza, e simpatia. Regolatevi voi.

lunedì 18 gennaio 2016

Perchè non fare shopping in coppia


La settimana appena conclusa è stata impegnativa, e ancora più difficoltà mi ha portato l'assenza di una connessione internet nella mia magione.
Visto che sono stata colta di sorpresa, non sono riuscita a programmare i post, e quindi ad aggiornare questo blog, da lunedì.
Oggi sto usando una adsl non mia, e ringrazio pubblicamente colui che mi da una mano (mio fratello).

Ma veniamo a noi: oggi vorrei parlarvi di un aspetto del mio lavoro, che sfocia inevitabilmente anche nel privato. Non ve l'ho ancora detto: da ormai dieci anni sono una commessa, in un grande negozio di abbigliamento, e mi ritrovo da tutto questo tempo, nel reparto donna.
Assisto perciò, semi-inerme, al classico fenomeno: uomo che accompagna una donna a fare shopping. Sapete di che parlo, sul web appaiono notizie come questa:

credits:www.darlin.it


Ora, non so quali altri problemi avesse il ragazzo in questione e sono sicura che uno non si getta nel vuoto perchè esasperato dallo shopping della fidanzata (vero?). Ad ogni modo mi sono trovata spesso a parlare con gli amici, e le coppie spesso riportano aneddoti molto simili tra loro, sul fatto che, per un uomo, accompagnare una donna a comprarsi vestiti è l'inferno.
I maschi sarebbero in grado di stare ore al Bricocenter, senza fiatare, anzi divertendosi pure, ma è l'apocalisse già dopo mezz'ora di shopping con le loro compagne.

Per quanto mi riguarda, convivo con uno che sbuffava se solo mi avvicinavo ad una vetrina: ho capito subito che non sarebbe stato il caso di chiedergli di entrarci con me, in un negozio. All'inizio rinunciavo a guardare l'ennesimo paio di scarpe, e lasciavo la mia bramosia di comperare o meglio  di confronto prezzi, per un'altra occasione in cui sarei stata sola (o con un'amica). Poi, l'illuminazione: perchè non avrei potuto lasciare un secondo la sua mano, e guardarmela tranquillamente quella vetrina? Tanto, è veramente questione di poco: sono una persona decisa, e per partito preso, non faccio shopping nei giorni di festa (che comprendono anche la domenica, ricordiamolo).

Vi assicuro che la cosa funziona benissimo durante la nostra passeggiata domenicale, per il centro città. Io guardo quello che voglio, lui non si lamenta che gli faccio vedere l'ennesimo negozio di scarpe da donna. Questo metodo va ovviamente applicato anche per quanto riguarda lo shopping: non vado mai a comperare vestiti con il mio ragazzo. La trovate una cosa strana? Non direi: porta una serie di benefici. Vediamoli insieme.

  • Compero quello che veramente mi piace: nonostante stia attenta a non vestirmi in un modo che lui odierebbe, sono libera di comperare ciò di cui ho bisogno (e non). Ho visto donne rinunciare ad un maglione in cachemire che adoravano, perchè il colore non soddisfaceva il marito. Ed è un peccato.
  • Non mi vesto “troppo” femminile: le gonne corte e i vestiti che segnano le curve piacciono a tutti i maschi, ammettiamolo. Ma se possono andare bene per una cena, poi sono difficili da indossare in  ufficio. Ho notato che spesso il maschio è attratto da quei vestiti che poi non fanno sentire una donna a proprio agio, in ogni occasione. Ma al momento dell'acquisto, ci sembriamo bellissime, perchè piacciamo a lui. Risultato? L'abito resta nell'armadio e a noi servirebbe una camicetta in seta, che ovviamente non abbiamo comperato. Per assurdo accade che, in un impeto di coraggio rimettiamo la famigerata minigonna? Il suo commento sarà negativo, e noi dovremmo ricordargli che c'era pure lui, quando l'abbiamo comperata!
  • Punto sull'effetto sorpresa: è bello anche arrivare ad un appuntamento con qualcosa di nuovo, che ci sta bene e ci fa sentire belle. Lo noterà anche lui, e ci farà i complimenti per quella bella camicetta in seta (sì, ancora lei), che non ci aveva mai visto addosso.
  • Ci metto il tempo che voglio: secondo me è l'indecisione che ci differenzia dagli uomini. Il maschio di solito vede massimo tre oggetti. Tra queste tre opzioni ne sceglie una. Noi donne superata la fase “mi sta bene addosso”, dobbiamo deciderci per il colore, l'abbinamento, il tessuto: tutte cose che le aziende sanno e perciò ci propongono in maggior varietà. Questo porta via tempo, lo so. Per non parlare del fatto che “ci potrebbe essere qualcosa di meglio” nel negozio, e finchè non abbiamo provato e riflettuto, non siamo pronte all'acquisto. L uomo intanto sogna   già il divano, la birra nella mano destra, e il telecomando nella sinistra. Capite, quanto sia diverso il nostro approccio all'acquisto?

Ed ecco perchè vi esorto a provare questo metodo, e sono sicura che mi ringrazierete. Il tempo con i vostri mariti e fidanzati, si può impiegare scoprendo un interesse comune, che vi assicuro non è lo shopping sfrenato. Se siete insicure, portate con voi un'amica e affidatevi alla commessa. Non è vero che vogliamo sempre appiopparvi qualcosa, tanto per concludere una vendita.

In quanto a voi, uomini, so già che mi state dedicando una hola allo stadio. In cambio, vi chiedo solo di continuare a leggere questo mio piccolo e semi-serio spazio web e di diffonderne il verbo.





lunedì 11 gennaio 2016

Perchè già mi manca Bowie


Si è diffusa oggi la notizia della morte di David Bowie. Tristezza e speranza che fosse una bufala da parte mia, cordoglio da molti utenti sul web.

Come ogni morto famoso, il duca bianco susciterà varie reazioni e già mi aspetto, come suggerito da altri, sulla mia bacheca facebook, frasi tipiche e odiose.
"Ecco ora siete tutti fans"- Come no, tutti quanti eh.
Forse  non mi metterò a piangere, ma questo non significa che non sia molto triste e che, soprattutto non possa citarti testi di canzoni, date di live, e collaborazioni con altri artisti. Non lo farò, a meno che non mi venga esplicitamente chiesto, anche se esiste santa Wikipedia per questo. Insomma, il fatto che non citi giornalmente David Bowie, non significa che io non sia una fan . Quindi, basta con questa frase, grazie.

 "Non me ne frega niente"-è ancora peggio, forse. Come se dovesse per forza significare qualcosa la morte di un personaggio pubblico: certo non lo si conosce di persona, non fa parte della nostra famiglia di origine, ma questo non preclude il fatto che tu, non fan, possa anche provare un minimo di empatia nei miei confronti. E' successo con la morte di Amy Winehouse, e  succederà ancora, anche quando qualche altro artista passerà a miglior vita. Personalmente, se non sono fan di un cantante, e se questo non mi interessa, quando gli capita qualcosa di brutto, o passa a miglior vita, sto zitta. Fate come me, grazie.

Dopo queste  puntualizzazioni, vorrei parlarvi di David Bowie, o meglio di quello che rappresenta per me. Ricordo che già da bambina ne sentivo parlare, ma è stato solo durante l'adolescenza che sono diventata fan. All'epoca ascoltavo come ora, molto rock (internazionale e non).  Mi piaceva Ligabue, e adoravo i Litfiba. In quegli anni, non c'era il digitale terrestre e io non riuscivo a vedere Mtv: dove abitavo il segnale non arrivava. Le reti generaliste erano molto caute nel proporre musica live, poichè i dati di ascolto risultavano bassi.
Però a volte ci provavano, e così a Rai1, per un periodo, andò in onda "Taratatà", un programma che proponeva speciali con big della musica (soprattutto italiana). In uno appunto, Ligabue invitò come ospite per un duetto assieme, Piero Pelù. E cosa scelsero di cantare? "Rebel rebel". Per me avvenne la folgorazione, quella si presentò come la mia Damasco: da lì il mio interesse si spostò al glam rock, e soprattutto a David Bowie.

il duca bianco. credits: www.dailybest.it

Per l'imminente compleanno, chiesi un suo cd, così a caso: non avevo idea di quale, nello specifico, mi bastava che ci fosse "Rebel rebel". E così, arrivò comprensibilmente un greatest hits, che mi fece conoscere altre perle, tra cui ovviamente "Heroes", ma anche "Changes", tanto per dirne una.

Da allora ho acquistato altri cd, ho ascoltato diversi album di David Bowie, ma "Rebel rebel" resta la mia canzone del cuore. Il testo non è dei più romantici, ma rappresenta molto per me. Mi ricorda il periodo dell'adolescenza, quando mi tagliavo i capelli troppo corti, avevo pochissimi amici, zero fidanzati e non mi piaceva la scuola in cui mi stavo diplomando.
Ma avevo la musica, che mi tirava su, e quella canzone, mi mette da sempre allegria per il ritmo, perchè parla di band che suonano "forte". L'ho sempre vista anche come un inno al trasformismo di cui Bowie è stato pioniere, ed anche della tipica confusione che si ha in testa, da adolescenti. Parla di vestiti strappati, e di facce che "sono un casino", ma anche di qualcuno che scanzonatamente dice di amare un altro, o altra, per quello che è.


Quello che poi, me l'ha fatta amare definitivamente, è stato un fatto abbastanza privato, ma che voglio condividere con voi. Quando il mio fidanzato  ed io ci stavamo ancora conoscendo, ho scoperto che entrambi adoravamo ( e adoriamo) questa canzone. Non è da tutti. molte persone che conosco, non saprebbero canticchiarmela.
Così ho immaginato che prima di conoscere il mio ragazzo, molti anni prima, c'era questa ragazza veneta, con i capelli corti. Poi è cresciuta, ed ha smesso di pensare che i suoi capelli stessero male (forse perchè nel frattempo, sono cresciuti anche loro), ha iniziato ad ascoltare le band live. Ha viaggiato e conosciuto amici ed amiche. Ha preso la sua strada: non è andata all'università ma ha trovato lavoro.
In Lombardia intanto, un  liceale, con i capelli lunghi, cresceva e andava all'università. Era un bravo ragazzo: viaggiava anche lui, si laureava e , faceva le sue esperienze. . Ed un giorno è arrivato  a Vicenza, per lavoro, ed ha incontrato quella ragazza. Entrambi conoscevano e amavano "Rebel rebel".

Un fortuna insomma, che quella canzone ce l'avessimo già in comune. Ora capite perchè, mi spiace che David Bowie sia morto? Capite perchè non mi lascia indifferente? E lo comprenderanno quelli che "tanto a me non frega niente"? E coloro che "è morto uno che neanche conosci?"
Non lo so... "How could they know?"

venerdì 8 gennaio 2016

Dopo le molestie a Colonia


Il fatto è ormai noto a livello internazionale: la notte di San Silvestro, a Colonia, circa novanta donne sono state aggredite e/o derubate ed importunate nella zona che va dalla stazione centrale al Duomo gotico.


Così anche la tanto osannata Germania, presa da modello come esempio di stabilità politica, finanziaria e sociale da parte degli altri stati dell'UE, può subire una notte di violenza, come quella trascorsa da molte donne, il 31 dicembre. Perchè è di violenza che stiamo parlando. Lo è sempre, quando una persona di sesso femminile viene anche solo importunata verbalmente. Pare che in questo caso  comunque si sia  andato ben oltre a qualche commento allusivo, poco gradito. Oltre infatti ad odiosi palpeggiamenti, ci sono state sicuramente delle rapine e almeno uno stupro. Si tratta di attacchi premeditati, e sembra che  tra i colpevoli ci siano anche rifugiati siriani e immigrati mussulmani e già si parla, giustamente, di espulsioni più rapide per chi si comporta in tal modo.

Il rapporto della polizia, parla di "frustrazione" nello scontro  con una massa consistente di individui. Su questo posso essere d'accordo: spesso le forze dell'ordine non hanno i mezzi e i numeri per contrastare tali esplosioni di violenza. Evidentemente anche in Germania. Però ci sono anche polemiche sulla mancata prontezza dell'intervento: le prime segnalazioni da alcune vittime, sono arrivate ben prima della mezzanotte.

Questi sono i fatti, ora però parliamo delle conseguenze.

Il sindaco di Colonia Henriette Reker. Credits:www.focus.de

Questa signora sorridente che vedete nella foto, è il sindaco di Colonia, Henriette Reker. Da sempre attivista per l'integrazione razziale, ha subito per questo anche un accoltellamento da parte di un estremista di destra. Oggi però, dopo il polverone che si è alzato sui social, ha dovuto anch'essa ammettere che l'integrazione nella società tedesca da parte dei rifugiati politici e degli immigrati, è ancora in fase di evoluzione. Ma non è di questo che voglio parlarvi oggi.

A quale polverone mdiatico mi stavo infatti riferendo? Come dicevo, su facebook e twitter, hanno fatto molta eco, le parole che il sindaco ha pronunciato durante una conferenza stampa. Si parlava infatti di un codice comportamentale suggerito alle coloniesi, con regole abbastanza ridicole secondo me. Va detto che in data odierna la signora Reker, ha in parte "ritrattato" dicendo che già esistevano tali raccomandazioni, da parte dell'amministrazione comunale.
Insomma, dalla padella alla brace, a mio avviso.

Vediamo ora nello specifico cosa dovrebbero fare/non fare le cittadine di Colonia, per scongiurare palpeggiamenti, rapine e stupri.


  1. Non girare per strada da sole ma in gruppo: mia mamma ha anticipato l'amministrazione comunale di Colonia di almeno vent'anni. E' da quando sono ragazza che non giro di notte per conto mio: forse è perchè abito in Italia? In Germania o altri stati europei le donne sono più libere, in quanto la sicurezza è maggiore? Forse (quando fatti come questo non le smentiscono tristemente), tuttavia a mio avviso questa semplice accortezza è purtroppo da sempre insita nel comportamento femminile. Noi donne non possiamo prendere a pugni un uomo: nella maggior parte dei casi, veniamo sopraffatte. Almeno se siamo con un'amica la sicurezza è che quest'ultima potrebbe chiedere aiuto. Sarebbe molto bello se anche nel nostro paese si potesse camminare per strada senza paura, di notte, ma non è così. Tornando al codice comportamentale coloniese, quello che sconcerta in primo luogo, è l'ovvietà del consiglio. In secondo, se tanto ovvio non è, l'amministrazione comunale ha fallito, visto che la città è insicura.
  2. Chiedere aiuto ai passanti in caso di difficoltà: anche i questo caso un consiglio piuttosto inflazionato, non trovate? A chi dovrebbe rivolgersi durante l'aggressione, una vittima, prima ancora che alla polizia? A chi passa lì vicino...dovevano dircelo loro, no?
  3. Chiedere aiuto alla polizia: certo, se magari fanno anche in fretta è meglio.
  4. Tenere a distanza di sicurezza persone dall'aspetto straniero: quale aspetto? Asiatico? Africano? Mediterraneo? E se un turista maschio è per caso nello stesso marciapiede ci si deve per forza mettere a correre e urlare? Nel mentre di un'aggressione, se passasse di lì una donna con il hiyab, potremmo chiederle aiuto, oppure dovremmo attendere una rassicurante concittadina (certa)?
  5. Non assumere in gruppo atteggiamenti che possono essere fraintesi da persone di altre culture: questa regola è la più risibile secondo me. Tipo..non dovrei girare con la minigonna, perchè offenderei una cultura che non è la mia? E se ho un tatuaggio sulla mano, devo per forza coprirmi con un guanto, nel qual caso un giapponese mi scambiasse per un membro della Yakuza? Secondo me, in casa propria, una cittadina di Colonia, dovrebbe poter assumere gli atteggiamenti che più la aggradano, a meno che non denigri con scherno la religione o l'ideologia altrui.  Non penso tuttavia,  che nessuna delle vittime avesse una maglietta con scritte o vignette che offendesse i mussulmani (in questo caso). Se invece la norma si riferisce al modo di vestirsi, ridere, pettinarsi e truccarsi, speravo che queste cose fossero state superate già con la liberazione sessuale.

Non so a cosa porterà tutto questo. Forse ad un maggiore controllo per le strade delle città tedesche (come Amburgo, dove si sono registrati casi simili). Forse un' inasprimento delle politiche di accoglienza, da parte del Bundestag (con conseguenti problemi per gli altri stati dell'UE, lasciati ancora una volta soli a fronteggiare l'emergenza immigrazione). 
La cosa che più mi fa arrabbiare, è che ancora una volta, non si da la colpa solo a chi ha usato violenza, ma si consiglia alle donne di "comportarsi bene". Sarebbe ora di finirla con questi inutili consigli, non credete?

lunedì 4 gennaio 2016

Buoni propositi


Ogni anno mi ritrovo a cercare di non comporre liste infinite, con buoni propositi per l'anno nuovo.
Dimagrire, prendermi più cura della mia pelle, mangiare bene. Questo è quello che puntualmente mi prefisso all'inizio di gennaio, per poi ritrovarmi a metà mese con qualche kg in più. La mia pelle poi...è tanto se mi ricordo di mettere la crema idratante, a dire la verità. Per non parlare del cibo: da quando cucina il mio fidanzato, posso anche avere un briciolo di speranza, di tenermi alla larga dalla pizza al taglio.Ma per anni non è stato così.

meme che gira tra facebook e watsapp in questi giorni


Quindi dovrei rassegnarmi, al fatto che sono inconcludente per quanto riguarda le migliorie esterne? Può essere. Mi paragono un pò a quei bravi papà che alla domenica mattina ridipingono la staccionata (o il cancello. siamo in Italia, ricordiamolo). La festa successiva, è il turno del prato, e quella dopo magari risistemano il frullatore rotto. Ma non durano mai tutto l'anno: la stanchezza, la voglia di buttarsi sul divano è troppa e spesso i miglioramenti, vengono ricordati una volta al mese.

Bene, ora che mi sono fatta una sana pubblicità, parliamo di quello che invece, ho deciso di prefissarmi quest'anno.
Ebbene, puntiamo sulla mente e sullo spirito: ed è da quest'ultimo che inizieremo. In tutto il 2016, non voglio darla vinta alla mia ansia, e gradirei lasciare le mie paranoie dove dovrebbero stare: a fan...nel 2015. Caratterialmente analizzo le situazioni molto approfonditamente, pure troppo. Penso a quello che le mie decisioni porteranno, alle conseguenze sì: e questo è di per se un atteggiamento anche sano.

Tuttavia non è affatto logico, pensare a come risolvere un problema quando questo non è vicino, e nemmeno all'orizzonte. E io signori miei, sono una maestra in questo. Paranoica lo nacqui. No  sto bene io, e non è un atteggiamento gradevole per chi mi sta attorno. Così ho deciso: non affronterò più i problemi prima che questi si presentino alla mia porta, non ci voglio più pensare. E il primo buon proposito, ce lo siamo giocati.

Il secondo forse sarà più semplice per me: il 2016 sarà un anno da ricordare. C'è tantissima carne al fuoco e sò che ci saranno momenti in cui non avrò tempo. Ma voglio continuare a scrivere e per questo, mi prefiggo di aggiornare almeno un paio di volte alla settimana questo blog. E' andata: l'ho scritto. Ora vediamo di non trovare scuse...