lunedì 15 marzo 2021

Non andrà affatto bene

 

credits: www.canva.it


"Mama mia, here we go again". Ci sarebbe da ridere e creare un milione di meme, se la gente non continuasse a morire di Covid (ultima vittima illustre, il grande fotografo Giovanni Gastel, purtroppo). Ma è passato quasi un anno dal mio post, nel quale mi auguravo un cambiamento in meglio della società, ma tra le righe, si capiva che non ci credevo neppure io. Ed infatti ne abbiamo viste di cotte e di crude in quest'anno, con i negazionisti, un'estate quasi senza mascherina per molti, anche se il virus girava ancora. Potrei continuare all'infinito ma non è questo il punto: non è andata affatto bene .

Ieri ho letto una frase, su facebook che mi ha fatto molto pensare, ovvero "la zona rossa brucia a tutti, un pò di più a chi ha rispettato le regole". Mi sembra che non sia servito a nulla il mio ostinarmi a tenere la mascherina, a ripetere alle clienti in negozio, di non toglierla. Mi sembra che non essere uscita dal comune quando non potevo (ad esempio) e di aver seguito tutte le indicazioni datemi dal ministero della sanità, non sia servito a niente. Una bella fetta della società diceva che eravamo sotto "dittatura sanitaria", e teneva quella cavolo di mascherina sul mento. Se ne fregava di essere a casa per le 22, perchè tanto i controlli mancavano. Forti del loro "essere stanchi di questo fottuto virus".

Sapeste quanto sono stanca io. Sapeste quanto sono stanchi gli operatori della sanità. Chi ha un bambino in DAD e non riesce ad avere l'ennesimo permesso lavorativo. Vi dico, a me basterebbe davvero poco: tre giorni all'estero ad esempio. Prendere un aereo, non preoccuparmi se il mio vicino di sedile tossisce. Entrare in un locale affollato, con mio marito, per provare le specialità culinarie del paese in cui mi trovo. O senza tanto andare lontano, una bella serata con tutti i miei amici e le mie amiche, oppure con tutta la nostra famiglia, come facevamo quando qualcuno di noi compiva gli anni. Ed invece sto  pensando che dovrò anche quest'anno chiamare mia mamma al telefono, invece di festeggiare il suo compleanno assieme.

Tutti abbiamo un motivo per non essere felici di questa Italia, di nuovo quasi tutta in zona rossa. Un motivo per contestare una regola che per noi è assurda, un ristoro che non arriva, l'ennesima chiusura dopo un inverno con colori alterni che ha fatto più male che bene, probabilmente. Lo spiraglio di luce sembra essere la vaccinazione, a meno che non crediate che vi inseriscano un microcip sotto cutaneo e allora mi chiedo perchè siate su queste pagine a leggermi, poichè ve lo dico chiaramente: mi fate ridere nella vostra ignoranza, ma piangere pure. 

Cerchiamo di informarci piuttosto dalle fonti giuste, invece di rifiutare la scialuppa di salvataggio. Perchè ve lo dico, io ci salterei su a piedi pari, e ci salperei per mari lontani. Se fosse il mio turno. Ma finchè non tocca a me, farò in modo che nella nave intanto, non entri ancora acqua, se no poi anneghiamo tutti. E non parlo di essere ospedalizzati, perchè alla nostra età succede raramente, ma di vedere l'ennesima attività che non riapre, ad esempio. 

Ormai lo sappiamo: non andrà affatto bene. Non se non lo vogliamo veramente tutti.

mercoledì 22 aprile 2020

I miei pensieri sul post isolamento


In questo momento sarebbe bello infondere al prossimo una bella dose di ottimismo, visto quello che l'umanità ha dovuto sopportare in questi mesi. Potrei essere la persona perfetta per tenere alto il morale, visto che questo isolamento per me è stato relativamente tranquillo: al riparo a casa con mio marito, che amo e con il quale vado molto d'accordo. Le nostre famiglie (che vediamo solo tramite smartphone) sono in salute e noi siamo stati bene.

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Eppure mi trovo abbastanza scettica, quando leggo  alcuni articoli che parlano di un cambiamento positivo, per le persone nel dopo epidemia da covid-19.  Non penso infatti che le popolazione in genere, abbia imparato veramente qualcosa di buono da questo isolamento forzato. Non parlo certo delle competenze acquisite, perchè pure io sono riuscita a dedicarmi maggiormente ai miei interessi, e ho sistemato casa come volevo da tanto tempo.

Tuttavia alcuni atteggiamenti non cambieranno. Basti pensare a quante infrazioni si sono viste anche solo nel nostro paese: pur di uscire, l'italico furbetto si è finto infermiere, si portava la spesa da casa oppure neppure accaparrava scuse. Usciva e basta, senza valido motivo e senza ovviamente (l'ennesima) autocertificazione.
Per non parlare della ferocia con cui le persone, anche poco avvezze ai social network, abbiano scritto di tutto su Facebook, da cui dovrei stare alla larga, ma che invece consulto più di una volta al giorno.
Abbiamo tutti pensato agli operatori sanitari come eroi, ma per quanto ci siano persone che li rispettano da sempre (e tra questi orgogliosamente mi ci metto pure io) finita l'emergenza, sarà ancora così? Per esempio, non torneranno a scagliarsi infastidite contro un infermiere, se aspetteranno troppo ad una visita programmata in ospedale?
Per non parlare dei cassieri e commessi nei supermercati: esposti quotidianamente al contagio, sono stati ringraziati dalla popolazione, in molti casi. Ma quanti ricominceranno ad essere scortesi con questi lavoratori, considerati spesso persone maleducate e pure poco istruite (sono diplomata e ho lavorato tre anni in un supermarket, parlo con cognizione di causa)? Quanti, in questo momento ritengono giusto che la domenica i negozi rimangano chiusi, ma scriveranno sui social, che il centro commerciale, o il negozio di alimentari DEVE rimanere aperto sette giorni su sette, ad emergenza finita?
Per non parlare dei genitori, costretti allo smart working, con i bimbi a casa, ed  additati da alcuni, poichè "si lamentano troppo"(loro, non i pargoli).
E per chi non ha figli, e non ha lavorato in questi mesi, è già pronta la frase -"Beato tu che ti sei riposato"-? Anche se non è una vacanza per nessuno, questo periodo di isolamento.

Mi auguro che qualcosa di buono, oltre all'auto-produzione culinaria (e non), e al non spreco, rimanga di questo periodo. Tipo l'empatia, ecco l'ho detto! Oppure il senso di appartenenza ad una comunità solidale, come spesso l'Italia ha saputo essere, in questi mesi.
Ma la cosa più importante, è capire che se si sono rispettate le regole, ognuno ha fatto del suo meglio, durante la pandemia. Ed una cosa, personalmente vorrei aver imparato, mi basterebbe quella: non dare credito a certi giudizi, o meglio ascoltare quello che le persone pensano, ma non avvelenarmi se dicono cose al limite dell'assurdo.